AdolescenDay a Bari
Un’adolescente, più grande, intervista altri adolescenti per capire se le speranze, i sogni e il rapporto con la società del mondo odierno sia cambiato così tanto negli ultimi anni o se l’adolescenza sia comunque un percorso fatto di “corsi e ricorsi storici”.
Le ragazze che ho incontrato frequentano il Mizaar Club, un centro in cui studentesse della fascia d’età che va dalle elementari al liceo si incontrano per studiare e dedicarsi a varie attività, come corsi d’inglese o di danza, cineforum ed anche volontariato: già una prima risposta a chi descrive i ragazzi di oggi tutti presi dall’egoismo e non impegnati.
Ho incontrato tre ragazze Donatella, Giorgia e Ivana, di 13, 16 e 14 anni.


– Come state vivendo la vostra adolescenza?
Ivana: Bene, ma con troppe limitazioni. Vorrei avere maggiore libertà, a volte mi sento un po’ oppressa. Mi capita spesso di litigare con mia madre perché voglio fare un pochino più tardi oppure andare in altri posti. Con mio padre c’è maggiore complicità. Dal punto di vista più intimo non sanno molto di me: mi capita addirittura di dover falsificare le loro firme per qualche permesso da scuola.
Donatella: Secondo me l’adolescenza è una medaglia con due facce: una bella, positiva perché mi accorgo che ho più libertà, l’altra negativa perché crescendo ci si rende conto che è molto difficile riporre la propria fiducia nelle persone. E’ importante la famiglia: ho grande complicità con mio fratello gemello, ci divertiamo e ci … copriamo. Mio padre è liberale, ma certo non ci mancano le regole.
– Credete che la società possa aiutare in qualche modo gli adolescenti? In che modo?
Donatella: In adolescenza i ragazzi hanno bisogno sì di studiare, ma soprattutto di divertirsi. La società dovrebbe mettere a disposizione degli adolescenti più luoghi d’incontro, dei parchi destinati a noi ragazzi. Magari entrare a scuola alle 9! Si potrebbe prolungare la giornata scolastica al pomeriggio, facendoci svolgere attività varie, sport, musica, teatro… cosa che accade in tanti altri paesi!
– Credete che la vostra voce sia sufficientemente ascoltata?
Ivana: Credo che a volte siano i ragazzi a non volersi far sentire. A scuola spesso capita che, se qualcosa non va, nessuno ha il coraggio di farsi sentire o la forza di far qualcosa. I ragazzi ormai temono di parlare, di reagire. Anche perché quelli che parlano vengono considerati ribelli e, quindi, presi di mira dai professori. Io non avevo paura di parlare quando qualcosa non andava come doveva, ma ora sono stanca di essere addidata come la pecora nera perché nonostante tutti siano d’accordo con me, nessuno ha il coraggio di appoggiarmi apertamente.
– E del rapporto tra ragazzi e ragazze cosa ne pensate?
Giorgia: E’ un rapporto molto delicato. E non mi riferisco solo al rapporto con il sesso opposto. Molti ragazzi si lasciano trascinare senza convinzione, non rispettando se stessi o ciò che pensano, ma solo per sentirsi parte di un gruppo. Ma in realtà che ”gruppo” è?
Ivana: Generalizzando possiamo dire che ci sono due categorie di ragazzi : gli “infami”, come diciamo noi, per natura e quelli che sono bravi ragazzi, ma che diventano ”infami” per un caso o un altro. Le ragazze, invece, sono abbastanza “facili”. Certo ci sono tanti bravi ragazzi e ragazze con cui instaurare sinceri rapporti di amicizia, ma rispetto alla media sono pochi.
Donatella: Io mi trovo meglio con i ragazzi. Con loro riesco a scherzare e a divertirmi di più. Con le ragazze mi è più difficile.
Come sono allora i ragazzi di oggi? Sembrano decisi, determinati, che sappiano ciò che vogliono, ma anche un po’ arrabbiati, sfiduciati, hanno paura del futuro, bisogno di essere ascoltati e di sentirsi accolti dal mondo degli adulti. Bisogno di comunicare.
AdolescenDay, perciò, è su misura per i ragazzi. Su questo siamo tutti d’accordo.
Bari, 18 maggio 2012

Pia Franco, 20 anni, studentessa universitaria

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